Piuro – savogno -dasile

2-10 luglio 2021

L'alpeggio che vibra

Chi non frequenta la montagna potrebbe non sapere cosa sia un alpeggio: si tratta di uno spazio aperto in montagna, spesso circondato da boschi, abitato da poche persone in baite, popolato da animali da pascolo e, soprattutto, ideale per il taglio del fieno.

Nel piccolo borgo di Savogno, aperto verso il soleggiato alpeggio di Dasile, a 1000 msl, dopo il lungo tempo della “serrata” a causa del Covid-19, nell’estate 2021, sei ragazzi e 4 ragazze con disabilità intellettiva, hanno dato vita a qualcosa di bello.

L’ idea portante del progetto

L’idea che soggiace al progetto è quella di portare gruppi di persone con disabilità intellettiva  in località Dasile-Savogno, luogo di paradiso ecologico a 1000 slm che ha visto l’impegno tenace del giovane “pastore” San Luigi Guanella e della gente del posto nel 1886. Attraverso l’attività lavorativa semplice ed efficace sui sentieri, baite e alpeggi, e piccole manutenzioni e restauri si è voluto promuovere, con l’habitat montano, rapporti positivi, che sono risultati efficaci per far emergere nel gruppo le singole identità, che potranno poi essere condivise come capitale umano per tutti.

Obiettivi immediati del progetto

Il soggiorno del gruppo, mediato da educatori professionali, volontari e altro personale preparato, ha favorito così l’inclusione sociale attraverso l’orientamento spaziale e la determinazione delle scelte personali.

Le attività, concentrate soprattutto al mattino, sono state sentite dai partecipanti come veri e proprio lavori: raschiatura e pitturazione di ringhiere in ferro intorno al monumento di San Luigi Guanella; raschiatura e pitturazione di un portone della chiesa di Savogno e di Dasile; pulitura e lucidatura dei banchi delle due chiese con cera d’api; spazzatura e pulizia delle chiese e sacrestie; raschiatura e pitturazione del cancello del cimitero di Savogno: restauro e pitturazione dell’edicola/cappella sul sentiero verso dasile; pulitura e ripresa della scritta del monumento a don Guanella e di una piccola lapide del 1620.

Per la quasi totalità dei lavori, abbiamo messo mano in ambienti ed oggetti già “toccati” dal Santo e questo già è bastato a farci “vibrare” 

Si è lavato i panni con acqua e sapone alla fontana, abbiamo camminato sotto la pioggia e con il sole e tutti siamo arrivati! Ci toglievamo le scarpe ogni volta che entravamo nel rifugio e le indossavamo prima di uscire. Ogni mattina si preparava lo zaino; alla sera si faceva il bilancio della giornata condividendo emozioni per poi preparare il programma del giorno dopo.

Il quadro di riferimento scientifico

Un individuo con disabilità intellettiva non è bravo, buono e funzionale perché svolge un compito o perché è adeguato a quel compito: a guardare bene i comportamenti disfunzionali che lo caratterizzano sono l’essenza della sua vita. Essi rappresentano, in quanto risorsa o limite, proprio la sua identità. Compito dell’ambient e dei caregivers (per noi coincidono con l’obiettivo del progetto) sarà evidenziare quei comportamenti come capitale umano non cognitivo. Non si parla più solo di integrazione o di inclusione, ma significato e comprensione di un comportamento che potrà diventare patrimonio condiviso. Il nostro metro di giudizio, rispetto ai comportamenti è sempre relativo ad una scala di valori che fa riferimento al patrimonio culturale cui apparteniamo. Quando un comportamento si discosta da questo patrimonio non viene considerato, tuttalpiù si lavora per modificarlo o eliminarlo.

Perché proprio lassù? Un accenno di storia

Nel 1866 San Luigi Guanella, giovane sacerdote, veniva inviato come parroco a Savogno nel comune di Piuro (SO). Egli osservava come le persone con disturbo intellettivo erano spesso abbandonate a sé stesse: nessuno riusciva ad accorgersi della loro scintilla di vita. In qualche modo, il Guanella si prese cura di queste persone offrendo loro la possibilità di vivere in un ambiente familiare, sottraendole così alla condizione di abbandono. Quando poi la condizione della persona disabile lo richiedeva, lo stesso don Guanella le accompagnava presso il Cottolengo di Torino per una migliore accoglienza e cure.

Altra caratteristica della permanenza del Santo Guanella fu la sua instancabile attività lavorativa per migliorare la condizione, allora assai precaria, di quella popolazione, senza dimenticare l’educazione scolastica, l’offerta spirituale e la cura delle buone relazione tra i paesani.

Insomma, la stupenda terrazza di Savogno-Dasile, affacciata sulla Val Bregaglia se, da una parte, è assai cara ai figli e figlie di don Guanella, risulta davvero attraente pure ai visitatori ed escursionisti di oggi.